Il Decreto che ci apprestiamo ad approvare in prima lettura completa il panel dei quattro decreti Aiuti pensati dal Governo Draghi per supportare famiglie, imprese, enti locali e terzo settore nella gestione della crisi energetica e dell’aumento generalizzato dei prezzi causato dall’inflazione. Una strategia complessiva che ha messo in campo oltre 72 miliardi di euro.
Gran parte delle risorse utilizzate per la strategia di sostegno, compresi i 9,1 miliardi di questo Provvedimento, si sono rese disponibili grazie al buon andamento della crescita italiana nell’anno 2022 ed in particolare grazie alle maggiori entrate tributarie indirette: IVA ed accise nello specifico. Con riferimento alle maggiori entrate, va sottolineato come esse siano effetto dell’inflazione che aumentando i prezzi, ha aumentato le basi imponibili, ed è stato quindi corretto riversarle a favore dell’economia reale per mezzo degli interventi di sostegno. Tuttavia la crescita del PIL italiano a ritmi tanto sostenuti da superare nel 2022 quella di Germania, Francia e Spagna, dipende da una precisa strategia economica del Governo Draghi che non ha maiperso l’orizzonte del medio e lungo periodo spingendo sulla modernizzazione del paese tramite interventi e riforme PNRR e tramite investimenti. Come sottolineato anche recentemente dall’ISTAT la quota sul PIL degli investimenti, misurata a prezzi correnti, è aumentata nel terzo trimestre del 2022 di 3,6 punti percentuali rispetto alla media del 2019 e si attesta ora al 21,6%.
Per il 2023, le previsioni indicano come il Governo Meloni non godrà degli stessi livelli di crescita e nel contempo poco o nulla ha fatto per sostenerla con interventi specifici sugli investimenti, su industria 4.0, sul cuneo fiscale e neppure riaprendo il cantiere già quasi concluso nella precedente legislatura di riforme fondamentali come quella fiscale. Nemmeno il grande progetto politico del PNRR sembra orientare le scelte strategiche del Governo di destra-centro.
Questo nuovo orizzonte macroeconomico, unito all’aumentare dei tassi di interesse da parte della BCE, disegna uno scenario preoccupante per l’Italia perché rende più pesante il costo del debito pubblico e nel contempo più difficoltosi i percorsi di rimborso dei debiti che le aziende private sono state orientate a contrarre durante la pandemia e durante la crisi energetica.
Uno scenario complesso che, sia il Decreto Aiuti Quater e ancor più la Legge di Bilancio, avrebbero dovuto leggere, mettendo da subito in campo misure anticicliche.
Per contro la quasi totalità delle risorse - oltre 7 dei 9,1 miliardi - a disposizione dell’Aiuti quater, sono state impiegate per prorogare misure pensate, messe in campo e finanziate dal Governo Draghi. Penso
Tutti interventi necessari ma nulla di innovativo,per chi ha causato la chiusura anticipata di una delle più positive esperienze di governo italiane ed ha condotto una campagna elettorale al ritmo dello slogan “siamo pronti”!
Degna di nota è l’introduzione della norma per l’incremento della produzione di gas naturale. Norma studiata dal precedente Ministro Cingolani ed ora messa in campo proprio da quelle forze politiche che pochi anni fa hanno contrastato il referendum sulle Concessioni per l’estrazione di gas nazionale. Non desidero qui sottolineare il tema della coerenza politica, che pure è evidente, ma invece il lato positivo della trasformazione da forze di opposizione - a tratti demagogica - a forze che devono fare i conti con la realtà di una crisi energetica senza precedenti.
Grazie a questa misura 2,5 miliardi di metri cubi di gas verranno ceduti a prezzi calmierati alle aziende gasivore, molte delle quali costituiscono l’eccellenza italiana in settori strategici come il vetro, la ceramica, la carta e la siderurgia.
Sul fronte energetico, l’altra buona notizia - per l’Italia e per chi crede nella forza dell’Europa unita – è quella giunta ieri sull’accordo per il price cap europeo a 180 euro, frutto di un lavoro tecnico e politico iniziato un anno fa.
Nuovo è invece l’intervento che introduce la possibilità di rateizzare gli importi dovuti a titolo di corrispettivo per la componente energetica di elettricità e gas naturale. La norma tuttavia presenta alcune criticità, che abbiamo invano proposto di modificare nel corso dell’esame parlamentare. Tra queste:
Giudizio positivo sul bonus a favore dei commercianti per l’acquisto di registratori di cassa che permettano la trasmissione telematica dei corrispettivi; giudizio invecesospeso sulla coerenza sistemica di questa maggioranza, che da un lato incentiva la tracciabilità delle transazioni e dall’altro, con la legge di bilancio, tenta - salvo poi tornare sui propri passi - di sottrarre dalla tracciabilità i pagamenti aventi importi inferiori a 60 euro ed alzando il tetto del contante proprio in un Paese con uno strutturale e grave problema di evasione.
Il Decreto introduce infine qualche circoscrittaesenzione di imposta. L’esenzione per la seconda rata Imu sugli immobili per lo spettacolo. E quella dell’imposta di bollo per le domande di aiuti alle popolazioni colpite da eventi calamitosi.Tuttavia il vero passo avanti politico per la maggioranza è stato accogliere la proposta delle opposizioni, circa l’impegno a ripristinare e rifinanziare l’Unità di missione contro il dissesto idrogeologico presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che era stata cancellata dal Primo Governo Conte sostenuto da Lega e M5S. Oggi anche la Lega si è accorta che prevenire è necessario per evitare di piangere disastri e vite umane come recentemente accaduto ad Ischia e nelle Marche.
Nemmeno la riscrittura della normativa superbonus, che avrebbe potuto essere un fattore distintivo, ha potuto caratterizzare questa esperienza di Governo. Anzi, si è visto un depotenziamento della misura senza peraltro centrare l’obiettivo del riordino generale dei bonus edilizi, già chiesto dal Parlamento a settembre 2020 con la Relazione di indirizzo sul PNRR. E nessuna soluzione efficace è giunta in merito alle cessioni dei crediti ma solo l’innalzamento da due a tre delle cessioni a soggetti qualificati. Se l’obiettivo era consentire la fruibilità dell’istituto della cessione e la sopravvivenza di numerose aziende del settore edile e dell’indotto, l’incremento da due a tre delle ulteriori cessioni certamente non centra l’obiettivo.
Presidente,
preso atto di tutto quanto esposto, il voto del Gruppo per le Autonomie su questo provvedimento sarebbe stato di astensione, nell’intento di non voler sminuire quel minimo risultato che il Decreto comunque raggiunge. Tuttavia la fiducia posta sul Decreto da parte del Governo impone un voto contrario.
(21 dicembre 2022)